martedì 14 luglio 2009

venerdì 17 aprile 2009

mercoledì 15 aprile 2009

LE RELIGIONI NEL MONDO


Dalla Bibbia, libro della Genesi 11,1-9

"Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra."

La narrazione spiega mitologicamente l'origine delle differenze di linguaggio tra gli uomini. La torre, in mattoni, fu costruita nel Sennaar (in Mesopotamia) con l'intenzione di arrivare al cielo e dunque a Dio. Secondo il racconto biblico, all'epoca gli uomini parlavano tutti la medesima lingua. La torre era anche un simbolo di unità tra gli uomini e dell'umanità con Dio. Ma Dio creò scompiglio nelle genti e, facendo sì che le persone parlassero lingue diverse e non si capissero più, impedì che la costruzione della torre venisse portata a termine.


Riporto qui sotto un monologo assunto dalla cultura della tolleranza per rivendicare i diritti umani e civili di tutte le "minoranze" e dei cosiddetti "diversi":
esso oltrepassa l'attualità per affermare una giustizia che ha come legge suprema il diritto dell'uomo di venire considerato soprattutto un essere umano, al di là delle connotazioni religiose (o razziali).

"Mi ha disprezzato e deriso un milione di volte;
ha riso delle mie perdite,
ha disprezzato i miei guadagni e deriso la mia nazione,
reso freddi i miei amici,
infuocato i miei nemici.
E qual è il motivo? Sono un ebreo.
Ma un ebreo non ha occhi? Un ebreo non ha mani,
organi, membra, sensi, emozioni, passioni?
Non si nutre dello stesso cibo,
non è ferito dalle stesse armi,
non è soggetto alle stesse malattie,
non è scaldato e gelato dalla stessa estate
e dallo stesso inverno come un cristiano?
Se ci pungete, non sanguiniamo?
se ci avvelenate, non moriamo?"


Monologo di Shylock
Dal Mercante di Venezia di William Shackspeare


PROGRAMMA D'USO

martedì 14 aprile 2009

L'ORATORIO MULTICOLOR


L'idea dell'oratorio MULTICOLOR nasce dall'analisi del contesto. Questo quartiere di Roma, infatti, è abitato da una grande quantità di extracomunitari. Si tratta di famiglie stabilizzatesi in Italia già da tempo o di giovani in cerca di nuove possibilità. Questo oratorio non è un oratorio come gli altri, ma si presenta come una struttura aperta a tutte le religioni, a tutte le culture e a tutte le etnie che popolano questa zona. Un luogo concepito come scambio interculturale, per favorire il confronto tra idee differenti e la crescita della conoscenza delle altre culture.

ANALISI DEL CONTESTO


In quest’area ecosistemi ambientali di
notevole importanza ( villa lazzaroni, il parco della caffarella,...) si intrecciano
ad elementi naturali secondari ( verde
attrezzato per lo sport, viali alberati,
spazi verdi pubblici,...), contribuendo alla formazione di una rete ecologica
abbastanza fitta. Questi elementi naturali si inseriscono, inoltre, nel costruito, migliorando la
qualità della vita e valorizzando le
potenzialità di questo quartiere.


ANALISI RETE VIARIA


ANALISI TESSUTO URBANO

ANALISI RETE ECOLOGICA

martedì 7 aprile 2009

PARTNERSHIP AL PROGETTO

Il mio primo grande partner, trattandosi di un oratorio, è l'adiacente Parrocchia di San Giovanni Battista De Rossi, intesa come sostenitrice del mio progetto ma al tempo stesso anche come istituto che dovrà gestire la struttura. Parlando con il parroco monsignor Mario Pecchielan, si è mostrato molto interessato e anche molto disponibile ad una collaborazione. Attualmente, infatti, la parrocchia svolge numerose attività nel tentativo "di avvicinare le persone del quartiere ad una vita più spirituale e dare loro strumenti di giudizio validi per i fatti del nostro tempo". Un cruccio comunque don Mario ce l’ha ed è quello relativo alla pastorale giovanile: "Nonostante i tanti sforzi, ancora stenta a decollare. Comunque noi continuiamo a seminare e i frutti non tarderanno a manifestarsi".

Parrocchia San Giovanni Battista De Rossi
Sede: via Cesare Baronio, 127
C.A.P. 00179 Roma
06 7887801/ Fax 06 7887875

Sito: http://www.parrocchiaderossi.it/



Un altro partner importante è l'associazione Polisportiva Calcio De Rossi
, collegata alla parrocchia. Si tratta di un centro sportivo situato nel cuore del Parco Dell'Appia Antica e presenta un campo di calcio, due campi di calcetto, due campi da tennis, una piscina scoperta, una confortevole tribuna per gli spettatori del calcio, dodici spogliatoi, nonchè aree e spazi attrezzati per bambini e adulti ed una sala soci con il bar sociale. "Per noi lo Sport è un mezzo per acquisire , sviluppare e consolidare alcuni valori positivi della vita , tra i quali l’amicizia , il rispetto e la stima delle persone , la lealtà e l’onestà , la non violenza , il sacrificio per , l’umiltà , la costanza , il sano divertimento , la giusta considerazione per il proprio corpo, la socializzazione , l’integrazione delle diversità". Dal 1983, infatti, la Polisportiva ha attivato anche una sezione sportiva dedicata ai giovani disabili psichici maggiorenni , desiderosi come tutti di esprimersi anche nel gioco e nello sport : questa sezione svolge attività ( Calcio , Calcetto e Atletica Leggera ) a livello locale , provinciale , regionale e nazionale.

Nuova Polisportiva Calcio De Rossi
Sede: via di Vigna Fabbri, snc

C.A.P. 00179 Roma

06 7887659/ Fax 06 7887659

Sito: http://www.npderossi.it/


Un ulteriore partner è la Feltrinelli Libri e Musica di via Appia Nuova riserva ai suoi clienti un ricco programma di incontri, presentazioni, mostre, showcase musicali in un'area dedicata con un grande palco e, per i più piccini, una vivace area completa di un piccolo anfiteatro per assistere da seduti alle iniziative pensate per loro. La Feltrinelli rappresenta oggi un vero punto di riferimento per il mondo della cultura e uno spazio ideale dove trovare sempre un'occasione di riflessione, divertimento e relax in un ambiente invitante, in cui i prodotti sono tutti a portata di mano.

Feltrinelli Libri e Musica

Sede: via di Appia Nuova, 427

C.A.P. 00181 Roma

06 7804545

Sito: http://www.lafeltrinelli.it/


domenica 29 marzo 2009

L'ORATORIO NELLA STORIA


L’oratorio nasce storicamente come una struttura annessa ad una chiesa, un’abbazia, un convento o un monastero. è organizzato intorno ad un CHIOSTRO, caratterizzato da uno spazio a cielo aperto, generalmente quadrato o rettangolare, circondato su più lati da corridoi coperti, da cui si accede ai principali ambienti, che si aprono sullo spazio centrale con una serie di arcate. Spesso un giardino veniva ricavato nella superficie a cielo aperto al centro del chiostro; dove l'approvvigionamento idrico era problematico vi si costruiva spesso, secondo il modello romano, una cisterna per l'acqua piovana nel sottosuolo, che veniva alimentata dalle grondaie.

mercoledì 25 marzo 2009

CHE COS'E' L'ORATORIO??????


Che cos'è un ORATORIO?

Questa potrebbe sembrare una domanda stupida, ma in realtà la risposta non è affatto univoca. Per qualcuno l’oratorio è il luogo dove poter intrattenere i ragazzi con i più tradizionali giochi, “l’importante è che non stiano per strada”; per qualcun altro è il luogo dove si fa catechesi e si celebra qualche liturgia, “perché oratorio significa luogo dove si prega”; per altri ancora … “è qualcosa di più complesso”. In effetti l’oratorio non può ridursi né a sala giochi, né ad aula di catechismo, ma evidentemente è qualcosa di più. Che cosa? Sicuramente un ambiente educativo. Può sembrare un’espressione riduttiva, ma queste due parole esprimono l’essenza dell’oratorio.

L'oratorio è un ambiente educativo voluto e inventato Don Bosco. Egli desiderava una casa che accogliesse, che evangelizzasse e che educasse alla vita nei suoi più vari aspetti: dalla cultura al teatro, dalla musica allo sport e al tempo libero. Spazi aperti, luoghi di ritrovo e di svago, chiesa, scuola, teatri, ma soprattutto...giovani, tanti giovani. Sono i giovani, infatti che animano l'oratorio e lo dimensionano secondo la loro allegria. Quando vennero a presentare a don Bosco il locale che egli stava cercando per poter realizzare il suo primo oratorio, i proprietari erano convinti che lui volesse fare “un laboratorio per i suoi ragazzi”. Lui subito ne corresse la frase: “Non un laboratorio, ma un ORATORIO! ”;



Così nacque il primo oratorio della storia moderna. Personalmente dico che questo scambio involontario di nomi fu in un certo senso “azzeccato”, perché gli oratori di oggi si avvicinano molto all’idea di essere dei “laboratori” di proposte, che fanno bene alla vita di fede e alla crescita di un ragazzo. Attraverso la proposta di varie esperienze, l’oratorio diventa veramente quel “laboratorio” dove vengono messi insieme gli ingredienti per la crescita globale di un ragazzo. Una persona per crescere ha bisogno di spazi, di tempi e di esperienze; ha bisogno di persone coetanee con cui misurarsi, e adulti da cui prendere spunto; ha bisogno di mettersi alla prova, di accorgersi delle sue potenzialità.



martedì 17 marzo 2009

RIFERIMENTO PROGETTUALE

PADIGLIONE ITALIANO EXPO 2010
SHANGHAI, CINA

Progetto terzo classificato
Gruppo BiCuadro


“Better city for better Life” è il tema del concorso. La proposta progettuale del gruppo ripropone il modello e lo stile italiano attraverso un disegno architettonico ispirato all’autentica espressione della città italiana: “la città storica stratificata”.
Le grandi metropoli del ventesimo secolo stanno vivendo una profonda crisi di sostenibilità ambientale, dovuta ad una crescita eccessiva, all’alienazione dal territorio dei suoi abitanti e
incassando un irreversibile fallimento nel campo della vivibilità e
della condizione di vita umana. Il sistema urbano italiano, basato su uno schema di città non ancora metropoli e di paesi non ancora città, in cui la presenza del contesto naturale è ancora sentita ed i rapporti di “fiducia” umani costituiscono il fulcro della vita di relazione, si dimostra, al contrario, vincente.
La trasformaz
ione di moderne megalopoli in non-luoghi è causata dalla migrazione “spaziale” dal reale al virtuale e da un graduale abbandono dello spazio pubblico collettivo. Una condizione di a-spazialità che confonde l’esistenza degli individui abitanti degli addensamenti urbani, e trasforma questi luoghi in scenari postmoderni, fotografie di uno specchio in frantumi.
La “cit
tà stratificata italiana”,sembra resistere a questi processi alienanti e alla nuova realtà multimediale, continuando a rappresentare un’entità dello spazio umano ben definito e ancora percepibile psicologicamente. Le sue radici affondano nella storia, la stratificazione del suo tessuto urbano si è realizzata nel tempo, di casa in casa, di generazione in generazione, facendo si che la stratificazione temporale agganci il vivere delle persone alla dimensione fisica della città.
La piazza italiana che ne è il centro rappresenta uno spazio
insostituibile. Si impone come luogo dello stare, dell’esperienza e, caso esemplare nel mondo, dell’evento dell’arte; una piazza dunque come “circostanza storica spaziale”.
Il padiglione italiano a Shanghai è la rappresentazione di questa “circostanza storico-spaziale”, di quest’organizzazione consolidata controcorrente, che nonostante tutto ancora produce e raffina eccellenze; è un prototipo che esprime la “stratificazione” dello spirito sociale e urbano italiano e riconduce all’idea di continuità storica ed economica.
Questa continu
ità è la premessa stessa per un corretto uso delle nuove tecnologie che solo così divengono tecnologie “sostenibili”.
L’idea guida del progetto consiste in un involucro scomposto in una
serie di lastre “stratigrafiche” che riconducono ad una successione temporale, metafora della formazione del tessuto urbano italiano.
Venti lastre, come le regioni italiane, intervallate da tre setti “vetrina”, al cui interno trova posto il Made in Italy, strutturano il padiglione nel suo sviluppo planimetrico. Gli spazi di esposizione interni risentono di questa scansione e si organizzano tra le lastre come percorsi tematici su più livelli in cui si percepisce il fluire della storia.
L’edificio si sviluppa dunque attorno ad uno spazio-piazza che si disvela al visitatore man mano che si addentra
per passaggi ricavati dallo spazio distorto tra i setti, come le vie di un centro storico in una città italiana che portano al cuore protetto della piazza municipale.
Da qui tutto è m
aterialità percepita. Materia che protegge, che si espone, che filtra, che crea un paesaggio psicologico “locale” grazie ad effetti di luce e ombra. Tutti i lati sono semi-aperti o semichiusi ed in copertura le lastre continuano la loro successione assumendo la funzione protettiva dalla eccessiva radiazione solare estiva.
Da questo luogo “intimo” si ha accesso ai diversi corpi; tutti gli
ambienti “circolano” e si affacciano su questo spazio che nella sua conformazione si presta per l’incontro e socialità tra visitatori di diverse nazionalità.
La volontà di rispettare, di riflesso, la natura del contesto cinese fa si che il padiglione italiano si presenti come un volume filtrante aperto sui lati permettendo la vista del fiume con l’altra riva, dove ancora sussiste parte di un vecchio quartiere di Shanghai.

2 URBANVOID





domenica 15 marzo 2009

MIXITE'

CAMPUS DELL'UNIVERSITA' DI UTRECHT
BASKETBAR - NL ARCHITECTS



Dopo la realizzazione degli appartamenti per studenti nel campus, anche come organizzare la vita notturna è diventato un problema progettuale: era necessario un bar. Il Café serve come centro informale del campus: un meeting place rilassante per i professori, i ricercatori e gli studenti.Il Basket Bar di NL Architects consiste in un campo da basket sopra ad una caffetteria, messi in comunicazione da una "piscina arancione" che funge da spazio di relazione. Un progetto attraente e funzionale che crea uno spazio per le attività ricreative, sociali e di relax.