domenica 29 marzo 2009

L'ORATORIO NELLA STORIA


L’oratorio nasce storicamente come una struttura annessa ad una chiesa, un’abbazia, un convento o un monastero. è organizzato intorno ad un CHIOSTRO, caratterizzato da uno spazio a cielo aperto, generalmente quadrato o rettangolare, circondato su più lati da corridoi coperti, da cui si accede ai principali ambienti, che si aprono sullo spazio centrale con una serie di arcate. Spesso un giardino veniva ricavato nella superficie a cielo aperto al centro del chiostro; dove l'approvvigionamento idrico era problematico vi si costruiva spesso, secondo il modello romano, una cisterna per l'acqua piovana nel sottosuolo, che veniva alimentata dalle grondaie.

mercoledì 25 marzo 2009

CHE COS'E' L'ORATORIO??????


Che cos'è un ORATORIO?

Questa potrebbe sembrare una domanda stupida, ma in realtà la risposta non è affatto univoca. Per qualcuno l’oratorio è il luogo dove poter intrattenere i ragazzi con i più tradizionali giochi, “l’importante è che non stiano per strada”; per qualcun altro è il luogo dove si fa catechesi e si celebra qualche liturgia, “perché oratorio significa luogo dove si prega”; per altri ancora … “è qualcosa di più complesso”. In effetti l’oratorio non può ridursi né a sala giochi, né ad aula di catechismo, ma evidentemente è qualcosa di più. Che cosa? Sicuramente un ambiente educativo. Può sembrare un’espressione riduttiva, ma queste due parole esprimono l’essenza dell’oratorio.

L'oratorio è un ambiente educativo voluto e inventato Don Bosco. Egli desiderava una casa che accogliesse, che evangelizzasse e che educasse alla vita nei suoi più vari aspetti: dalla cultura al teatro, dalla musica allo sport e al tempo libero. Spazi aperti, luoghi di ritrovo e di svago, chiesa, scuola, teatri, ma soprattutto...giovani, tanti giovani. Sono i giovani, infatti che animano l'oratorio e lo dimensionano secondo la loro allegria. Quando vennero a presentare a don Bosco il locale che egli stava cercando per poter realizzare il suo primo oratorio, i proprietari erano convinti che lui volesse fare “un laboratorio per i suoi ragazzi”. Lui subito ne corresse la frase: “Non un laboratorio, ma un ORATORIO! ”;



Così nacque il primo oratorio della storia moderna. Personalmente dico che questo scambio involontario di nomi fu in un certo senso “azzeccato”, perché gli oratori di oggi si avvicinano molto all’idea di essere dei “laboratori” di proposte, che fanno bene alla vita di fede e alla crescita di un ragazzo. Attraverso la proposta di varie esperienze, l’oratorio diventa veramente quel “laboratorio” dove vengono messi insieme gli ingredienti per la crescita globale di un ragazzo. Una persona per crescere ha bisogno di spazi, di tempi e di esperienze; ha bisogno di persone coetanee con cui misurarsi, e adulti da cui prendere spunto; ha bisogno di mettersi alla prova, di accorgersi delle sue potenzialità.



martedì 17 marzo 2009

RIFERIMENTO PROGETTUALE

PADIGLIONE ITALIANO EXPO 2010
SHANGHAI, CINA

Progetto terzo classificato
Gruppo BiCuadro


“Better city for better Life” è il tema del concorso. La proposta progettuale del gruppo ripropone il modello e lo stile italiano attraverso un disegno architettonico ispirato all’autentica espressione della città italiana: “la città storica stratificata”.
Le grandi metropoli del ventesimo secolo stanno vivendo una profonda crisi di sostenibilità ambientale, dovuta ad una crescita eccessiva, all’alienazione dal territorio dei suoi abitanti e
incassando un irreversibile fallimento nel campo della vivibilità e
della condizione di vita umana. Il sistema urbano italiano, basato su uno schema di città non ancora metropoli e di paesi non ancora città, in cui la presenza del contesto naturale è ancora sentita ed i rapporti di “fiducia” umani costituiscono il fulcro della vita di relazione, si dimostra, al contrario, vincente.
La trasformaz
ione di moderne megalopoli in non-luoghi è causata dalla migrazione “spaziale” dal reale al virtuale e da un graduale abbandono dello spazio pubblico collettivo. Una condizione di a-spazialità che confonde l’esistenza degli individui abitanti degli addensamenti urbani, e trasforma questi luoghi in scenari postmoderni, fotografie di uno specchio in frantumi.
La “cit
tà stratificata italiana”,sembra resistere a questi processi alienanti e alla nuova realtà multimediale, continuando a rappresentare un’entità dello spazio umano ben definito e ancora percepibile psicologicamente. Le sue radici affondano nella storia, la stratificazione del suo tessuto urbano si è realizzata nel tempo, di casa in casa, di generazione in generazione, facendo si che la stratificazione temporale agganci il vivere delle persone alla dimensione fisica della città.
La piazza italiana che ne è il centro rappresenta uno spazio
insostituibile. Si impone come luogo dello stare, dell’esperienza e, caso esemplare nel mondo, dell’evento dell’arte; una piazza dunque come “circostanza storica spaziale”.
Il padiglione italiano a Shanghai è la rappresentazione di questa “circostanza storico-spaziale”, di quest’organizzazione consolidata controcorrente, che nonostante tutto ancora produce e raffina eccellenze; è un prototipo che esprime la “stratificazione” dello spirito sociale e urbano italiano e riconduce all’idea di continuità storica ed economica.
Questa continu
ità è la premessa stessa per un corretto uso delle nuove tecnologie che solo così divengono tecnologie “sostenibili”.
L’idea guida del progetto consiste in un involucro scomposto in una
serie di lastre “stratigrafiche” che riconducono ad una successione temporale, metafora della formazione del tessuto urbano italiano.
Venti lastre, come le regioni italiane, intervallate da tre setti “vetrina”, al cui interno trova posto il Made in Italy, strutturano il padiglione nel suo sviluppo planimetrico. Gli spazi di esposizione interni risentono di questa scansione e si organizzano tra le lastre come percorsi tematici su più livelli in cui si percepisce il fluire della storia.
L’edificio si sviluppa dunque attorno ad uno spazio-piazza che si disvela al visitatore man mano che si addentra
per passaggi ricavati dallo spazio distorto tra i setti, come le vie di un centro storico in una città italiana che portano al cuore protetto della piazza municipale.
Da qui tutto è m
aterialità percepita. Materia che protegge, che si espone, che filtra, che crea un paesaggio psicologico “locale” grazie ad effetti di luce e ombra. Tutti i lati sono semi-aperti o semichiusi ed in copertura le lastre continuano la loro successione assumendo la funzione protettiva dalla eccessiva radiazione solare estiva.
Da questo luogo “intimo” si ha accesso ai diversi corpi; tutti gli
ambienti “circolano” e si affacciano su questo spazio che nella sua conformazione si presta per l’incontro e socialità tra visitatori di diverse nazionalità.
La volontà di rispettare, di riflesso, la natura del contesto cinese fa si che il padiglione italiano si presenti come un volume filtrante aperto sui lati permettendo la vista del fiume con l’altra riva, dove ancora sussiste parte di un vecchio quartiere di Shanghai.

2 URBANVOID





domenica 15 marzo 2009

MIXITE'

CAMPUS DELL'UNIVERSITA' DI UTRECHT
BASKETBAR - NL ARCHITECTS



Dopo la realizzazione degli appartamenti per studenti nel campus, anche come organizzare la vita notturna è diventato un problema progettuale: era necessario un bar. Il Café serve come centro informale del campus: un meeting place rilassante per i professori, i ricercatori e gli studenti.Il Basket Bar di NL Architects consiste in un campo da basket sopra ad una caffetteria, messi in comunicazione da una "piscina arancione" che funge da spazio di relazione. Un progetto attraente e funzionale che crea uno spazio per le attività ricreative, sociali e di relax.

venerdì 6 marzo 2009

Primo approccio

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Via Cesare Baronio
Via Luigi Gaetano Marini
Via Raffaele de Cesare
Via Tommaso Fortifiocca

Quest' area si colloca nelle vicinanze della fermata della metro A Furio Camillo e in prossimità della chiesa di "San Giovanni Battista De Rossi", della scuola elementare statale "Giovanni Verdi", di villa Lazzaroni e di un centro anziani. Questo piccolo spazio di relazione, tuttavia, non è sufficientemente valorizzato e sfruttato al meglio delle sue possibilità, non essendo prevista, infatti, alcuna forma di collaborazione tra queste strutture.

PROPOSTA: potrebbe essere previsto un oratorio, ossia un centro giovanile gestito e finanziato dalla pastorale giovanile della chiesa di San Giovanni, che organizzi incontri per la comunità locale e in particolar modo per i bambini dell'adiacente scuola elementare, ma anche attività sportive, musicali o teatrali, ed infine eventi culturali o di rilevanza sociale. Sempre tenendo conto dei più piccoli si potrebbe pensare ad un museo per bambini, con i suoi spazi, le sue funzioni e i suoi mestieri, per mettere in contatto i bambini con fatti e realtà quotidiane, dove tutto può essere osservato, toccato, sperimentato.



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Via Appia Nuova
Via dei Cessati Spiriti
Via Carlo Cipolla

Quest'area triangolare si colloca in prossimità di un importante nodo di scambio,con la fermata della metro A Colli Albani,il capolinea degli autobus e dei parcheggi. Sorge lungo due importanti assi commerciali ed ospita attualmente una stazione di servizio.

PROPOSTA: Quest'area dovrebbe sfruttare la sua collocazione e rappresentare un punto di riferimento per chi arriva in questo largo, un luogo d’incontro e di scambio culturale, o semplicemente un luogo di attesa. Si potrebbe realizzare un caffè letterario, concepito come uno spazio polifunzionale, con una libreria, un'area per la lettura, un palcoscenico per far esibire gli artisti, un'area esposizioni e un wine bar. Il servizio bar integra quello letterario in qualunque momento della giornata: di giorno è infatti possibile stare seduti per ore a consultare un libro, oppure portarsi lo studio da casa, sorseggiando una bevanda. Ma di sera è un locale in cui è possibile andare con gli amici, bere un drink e ascoltare buona musica.



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Via Mandela
Via Sermoneta
Via Mondragone

Quest'area relativamente piccola è delimitata da un lato dalla facciata cieca di un palazzo di sette piani. Nelle vicinanze si trova la "chiesa di San Gaspare del Bufalo", capolavoro dello studio Nervi, il relativo oratorio con campi sportivi e delle aree adibite a parcheggio. Nonostante le dimensioni ridotte di questo spazio, il suo essere un vuoto urbano vanifica notevolmente il tentativo di valorizzare questo quartiere, sia da un punto di vista architettonico che da un punto di vista sociale.

PROPOSTA: questo spazio, apparentemente abbandonato, presenta nel suo piccolo una sua vocazione. E' utilizzato, infatti, per l'affisione di cartelloni pubblicitari, essendo una postazione con una buona visibilità. Potrebbe mantenere questa funzione, ma in forma diversa. Uno spazio destinato a fornire informazioni, direttamente e indirettamente.